Si è svolto sabato 28 Febbraio 2015 il Convegno organizzato da Associazione ASSP Onlus e Centro Archimede, che ha visto la partecipazione di quasi mille persone tra neuropsichiatri, psicologi, insegnanti, educatori e familiari di minori, provenienti da ogni parte d’Italia: decisamente al di sopra di ogni aspettativa!

 

Il nostro impegno per promuovere l’informazione e sostegno ai bambini iperattivi e disattenti ADHD è stato largamente premiato dalla vostra numerosa partecipazione, dalla attenzione  che tutti voi state rivolgendo a questo grave disturbo dell’età evolutiva e infine da tutti i riscontri favorevoli e complimenti che ogni modo ci avete fatto pervenire.

Ringraziamo tutti i docenti relatori che hanno preso parte a questa importante iniziativa contribuendo fattivamente alla sua realizzazione.

Il Presidente

Lauretta Furlan

 

Atti del Convegno

Prof. John E. Lochman, PhD, ABPP

1° Intervento – Terapia cognitivo-comportamentale evidence – based sui disturbi da comportamento dirompente.

Questa presentazione descriverà gli obiettivi della terapia cognitivo-comportamentale applicata a bambini con comportamenti aggressivi e disturbi della condotta, e sui loro genitori. Verrà presentata una panoramica di esempi di programmi evidence – based che sono stati sviluppati per questi bambini, sia come prevenzione sia come trattamento, considerando i vari stadi di sviluppo (età prescolare, età scolare e adolescenza). Verranno descritte le ricerche sperimentali sul Coping Power Program, compresi gli studi di follow-up a lungo termine che ne hanno dimostrato l’efficacia rispetto a indici quali: risultati scolastici, comportamenti aggressivi e comportamenti devianti, fino alla tarda adolescenza. Verranno inoltre illustrate importanti questioni cliniche verso cui si è indirizzata attualmente la ricerca sul Coping Power.

2° Intervento – Coping Power

Questa presentazione descriverà il Coping Power Program (CP), a partire dal modello concettuale che si basa sui fattori di rischio e fattori protettivi ai quali mira l’intervento.Tale programma pone le sue basi teoriche nel contextual social-cognitive model, un modello ecologico dell’aggressività in età evolutiva, che appare correlata ad una serie di fattori di rischio e protettivi del contesto famigliare e sociale. Ciò ha portato l’intervento a orientarsi sulle pratiche genitoriali carenti; sulle relazioni tra pari, compreso il facile coinvolgimento verso i coetanei devianti; sulla capacità di gestire la rabbia e sulle competenze sociali e di problem solving. Il programma CP è stato pensato per bambini tra gli 8 e i 14 anni con problemi di aggressività, ed è strutturato in sessioni per i bambini e per i genitori. Il CP è un intervento di gruppo, ma recenti ricerche ne hanno indicato l’efficacia terapeutica anche con singoli bambini. La presentazione descriverà e illustrerà alcuni degli obiettivi e delle attività dell’intervento sui bambini, tra cui il miglioramento della consapevolezza emotiva e delle strategie di coping della rabbia, la ristrutturazione dello stile attributivo, la generazione di strategie alternative nell’affrontare i problemi sociali, l’analisi delle conseguenze delle strategie optate. Verranno descritti anche i principali elementi dell’intervento sui genitori, tra cui la formazione delle competenze comportamentali del genitore (uso del rinforzo positivo, strategie di gestione del comportamento del figlio, chiarimento delle istruzioni, il costo della risposta e altre strategie educative), la gestione dello stress dei genitori, la coesione familiare e le abilità comunicative.

 

Dott. Dino Maschietto

1° Intervento – Ultimi sviluppi nell’inquadramento diagnostico dei disturbi del comportamento in età evolutiva

I disturbi del comportamento dirompente costituiscono anche in Italia uno dei motivi più frequenti di richiesta di consultazione presso i servizi di neuropsichiatria infantile. I minori che presentano quadri clinici riferibili a questa categoria diagnostica hanno elevati rischi evolutivi e una compromissione rilevante e pervasiva del loro funzionamento adattivo. L’intervento intende contribuire ad un inquadramento nosografico dei Disturbi Dirompenti del controllo degli impulsi e della condotta (nuova categoria diagnostica del DSM-V), che collochi i sintomi necessari per la diagnosi in un’ottica di sviluppo e individui i fattori prognostici di evoluzioni psicopatologiche severe.

2° Intervento – Il trattamento farmacologico del disturbo della condotta in età evolutiva

La farmacoterapia ai Disturbi da comportamento dirompente può rappresentare un possibile trattamento, associato agli interventi psicoterapeutici e psicoeducativi, qualora tali interventi risultino scarsamente efficaci, e soprattutto se il sintomo predominante è l’aggressività. Un elemento che può indirizzare verso farmacoterapie specifiche è la presenza di disturbi in comorbilità, tali da influenzare negativamente il quadro clinico complessivo, in particolare: ADHD, disturbo depressivo o bipolare, disturbo del controllo degli impulsi, disturbo da abuso di sostanze e disturbo d’ansia. Altri elementi utili alla scelta mirata sono l’età e la gravità della manifestazione clinica. Questo significa che la valutazione neuropsichiatrica necessita di essere molto accurata e analitica. Obiettivo primario della farmacoterapia è la riduzione dell’intensità della sintomatologia comportamentale, in particolar modo delle condotte aggressive intense, frequenti, non modulabili, che rappresentano un elemento stabile di interferenza sulla vita quotidiana. Nel corso dell’intervento saranno discusse le evidenze disponibili sulle varie categorie di farmaci impiegati più spesso nel trattamento dei disturbi della condotta, con indicazioni circa la loro utilizzazione nella pratica clinica.

 

Prof. Cesare Cornoldi

L’intervento cognitivo e neuropsicologico nei disturbi del comportamento dirompente

Il DSM-5 ha riconosciuto le basi biologiche dell’ADHD e l’ha incluso fra i disturbi neuroevolutivi, rafforzando una tradizione di ricerca volta ad individuare i deficit cognitivi sottostanti l’ADHD, a partire dalle funzioni esecutive. In questo modo il DSM-5 ha  operato una separazione fra ADHD e problemi del comportamento dirompente, tipicamente associati sia sul piano clinico, sia sul piano teorico. Non possiamo escludere tuttavia che in futuro anche questi ultimi possano essere considerati per i loro risvolti cognitivo-neuropsicologici. La presentazione illustrerà questi risvolti, con particolare riferimento al deficit autoregolativo e nelle funzioni esecutive ‘calde’. Verranno commentati dati di ricerca e verranno presentate casistiche illustrative, mettendo in luce come questa prospettiva abbia implicazioni anche per l’intervento ove appare opportuno adottare una prospettiva non solo comportamentale, ma anche cognitiva, nel trattamento del disturbo della condotta e del disturbo oppositivo-provocatorio.

 

Dott. Pietro Muratori

Fra temperamento e relazione: una prospettiva multifattoriale nella comprensione dei disturbi della condotta

Numerosi studi mostrano peculiari profili neuro-biologici associati alla diagnosi in età evolutiva di Disturbo Oppositivo Provocatorio o Disturbo della Condotta. Il Disturbo della Condotta che, se associato a tratti di personalità Callous-Unemotional, a sua volta sembra essere legato a substrati neuro-biologici peculiari. Le diverse propensioni temperamentali, rappresenta quindi un chiaro fattore di vulnerabilità verso difficoltà nell’interiorizzazione delle norme, di controllo dell’impulsività e di modulazione dell’aggressività. D’altra parte questa propensione è difficilmente separabile dalla qualità delle cure parentali nel determinare il rischio di sviluppare un Disturbo da Comportamento Dirompente. A partire da queste considerazioni l’intervento cercherà di delineare gli specifici fattori di rischio in queste due aree nonché ipotizzare specifici obiettivi dell’intervento diversificabili in base ai fattori di rischio predominanti.

 

Dott.ssa Jane Garner

Un discorso sulla crescita

Tutti i bambini crescono (se sono vivi) ma quella crescita è un processo altamente complesso, come evidenziato da tutti quelli che si occupano della salute psicofisica nell’età infantile. I fattori che influenzano quella crescita sono di tipo fisico, sociale e psicologico. Ogni bambino ha  la sua parte di fortuna e di sfortuna per quanto riguarda le condizioni di vita che gli sono date (per esempio fattori genetici, malattie, povertà, dieta, salute psicofisica dei genitori, stabilità familiare, stabilità sociale, educazione ecc ecc). Se quelle condizioni di vita sono “abbastanza” buone, il bambino crescerà più o meno sano. Altrimenti la crescita sarà disturbata, o distorta. La psicoanalisi esamina la crescita della personalità di un bambino sulla base del rapporto iniziale fra quel bambino e sua madre (o chi per essa), rapporto che in seguito si estende al resto degli altri con cui il bambino viene a contatto. Così con una madre “abbastanza” buona si stabilirà un attaccamento sano, mentre con una madre che non è “abbastanza” buona l’attaccamento sarà disturbato. E quel genere di attaccamento influenzerà tutte le sue relazioni durante e dopo l’infanzia, fino alla fine della vita. Ma attenzione. Non è che la crescita termini con l’infanzia (secondo certe correnti psicologiche). Un adolescente, un adulto, un anziano continuano a crescere, cioè a evolversi, ma per ciascuno quell’evoluzione non avverrà per caso. La maniera in cui io sono cresciuto dopo l’infanzia riflette la maniera con cui sono cresciuto durante l’infanzia. E così via nei miei anni successivi, fino alla mia età attuale e presumibilmente fino alla fine della mia vita. Ma ancora una volta, attenzione: non dobbiamo lasciarci sommergere da un senso di inutilità, pensando che se un bambino, o adolescente, o adulto, o anziano hanno già stabilito e fissato i loro tratti  caratteriali, non ci sia più niente da fare per aiutarli. Una forma di aiuto, mirato ai bisogni del soggetto in questione, resta sempre possibile. Si può cambiare, entro certi limiti. Si può e si deve aiutare un bambino, oggi. E se il nostro governo stabilisce abbastanza fondi per fare questo, forse ci potrebbe anche essere un risparmio globale ( se mettiamo la cosa in termini economici), perché  quello stesso bambino avrà meno bisogno di aiuto da grande e da anziano, e sarà più produttivo per la società.

 

Dott.ssa Laura Furlan

Il trattamento psicologico nella pratica clinica

Nell’ambito dei disturbi della condotta in età evolutiva, la ricerca e l’esperienza clinica evidenziano come l’ampia gamma di manifestazioni sintomatologiche, associata alla complessità dei contesti socio-familiari e all’elevato tasso di comorbilità, rende critica la pianificazione e la realizzazione di un intervento terapeutico efficace. È necessario quindi tener dei molteplici aspetti implicati nel problema tra cui le specifiche individualità personali del paziente e dei diversi fattori coinvolti nell’eziopatogenesi. Nei disturbi da Comportamento Dirompente è ormai ampiamente dimostrato come sia possibile ottenere risultati più efficaci e stabili nel tempo solo attraverso interventi multi-modali e multi-dimensionali.

 

Le slide