Il Convegno dal titolo “L’ADHD dall’infanzia all’età adulta: nuove evidenze” con la partecipazione del prof. Russel Barkley, è stato organizzato dall’ASSP-CDA di Lauretta Furlan (Presidente) il 25-26 Febbraio 2011.

ATTI DEL CONVEGNO

Questo convegno lo dedichiamo al sorriso di Beatrice, alla voglia di vivere di Alberto, a Chiara che ha appena imparato a leggere, a Lucia che frequenta la seconda elementare, a Simone che non sta mai fermo, alla mamma di Edoardo che, in questa battaglia, non sarà sola.

Ed è proprio alla comunità e alle istituzioni che ci rivolgiamo perché le famiglie non siano lasciate a loro stesse. Ma siano comprese, aiutate, sostenute.

Fin dal 2002, l’Associazione servizi sociali e sicurezza per Padova (Assp) si è attivata per informare la popolazione circa l’esistenza del Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd) che colpisce il 4% dei bambini in età prescolare. Si tratta di una patologia che raramente viene considerata tale, in quanto si manifesta con sintomi, quali la mancanza di attenzione, di interesse per gli oggetti personali, l’incapacità di terminare un compito, insufficiente autocontrollo, che possono essere male interpretati. Spesso questi bambini vengono considerati pesanti, difficili e fastidiosi, evitati dai compagni. Tale atteggiamento svalutante da parte degli adulti e dei coetanei può minare l’autostima, con ripercussioni importanti anche in età adulta. L’Adhd deve quindi essere diagnosticato precocemente per consentire agli specialisti di predisporre e intraprendere con il bambino, la famiglia e la scuola, un piano d’intervento che contenga un trattamento appropriato in grado di ridurre i sintomi principali (disattenzione, iperattività, impulsività) e il conseguente disagio. La difficoltà a riconoscere precocemente i sintomi della patologia ha indotto l’Assp ad attivare una campagna di sensibilizzazione e informazione che aiuti le famiglie ad ottenere dalle istituzioni scolastiche e sanitarie un valido contributo per affrontare correttamente le caratteristiche comportamentali dei bambini. Il progetto, che ha ottenuto il sostegno dell’Assessorato ai servizi sociali della Regione Veneto, si è già concretizzato in numerose iniziative. Il convegno “L’Adhd dall’infanzia all’età adulta, nuove evidenze” è l’ultimo tassello del grande puzzle della prevenzione e della cura che stiamo costruendo insieme a voi.

RELATORI:



















 

GENITORI  e ADHD:  Riflessioni sul convegno di Vicenza del 25 – 26 febbraio

Il 25 e 26 febbraio Vicenza ha ospitato un importante convegno internazionale sul tema dell’ADHD, promosso dall’associazione ASSP di Padova e dal Centro Archimede di Torri di Quartesolo. La presidente Lauretta Furlan, grazie alla sua tenacia e caparbietà, ha portato l’opinione pubblica a guardare con occhi diversi questa problematica, dai più ignorata. L’appuntamento citato ha visto come protagonista il professor Barkley, luminare della materia, che da anni si occupa di questa patologia negli USA e che, grazie ai suoi studi, ha favorito notevoli progressi nella comprensione del problema.

Chi scrive è mamma di un’adolescente ADHD e insegnante: la mia vuol essere una testimonianza per coloro i quali credono, come genitori, di aver fallito nella propria missione, poiché incapaci di gestire figli mai fermi, svogliati, distratti, confusi, disorganizzati e inabili nel pianificare anche le situazioni più banali. Gianni Rodari, in un suo testo dal titolo “La passeggiata di un distratto”, ben delineava l’immagine di questi bambini eternamente sbadati e incapaci di gestire un compito, anche se minimo.

Il professor Barkley e il nostro emerito dottor Maschietto (Neuropsichiatria infantile di San Donà di Piave) hanno proprio enucleato le principali difficoltà di un bambino ADHD, evidenziando che i deficit presenti non sono frutto di un contesto sociale inadeguato, ma nascono da problemi insiti in zone ben specifiche del cervello. Il mio intervento non vuole certo essere un’esposizione sulle caratteristiche o sulle difficoltà di tale disturbo, ma intende essere piuttosto un proclama e una voce che riecheggia nelle menti e nei cuori di quei tanti genitori in cerca di una luce. Anch’io scoprii per caso di cosa si trattasse e quando ciò accadde fu una liberazione, perché potevo aiutare mia figlia e fare tutto il possibile per rendere la sua vita più adeguata e serena. Purtroppo sono bambini, ragazzi caratterizzati da un’energia sopra le righe, da un eterno oblio che va a invalidare molti aspetti della loro vita: questo comporta uno stress notevole anche per i genitori, spesso messi alla prova duramente. Gli equilibri quotidiani, già minati dal ritmo incalzante della vita di tutti i giorni, diventano in questi casi molto precari e richiedono ai genitori grande pazienza, autocontrollo e capacità di incoraggiare i figli, nonostante tutto. Sfortunatamente mia figlia non ha avuto la possibilità di ritrovare l’autostima smarrita, a causa di ripetuti insuccessi, poiché ha incontrato un’insegnante reticente, che anche di fronte all’evidenza ha  perpetrato nel sua funesta missione di etichettare e annientare l’eterna “Pierina”, sempre distratta, incapace di portare a termine il suo compito e degna di essere  punita perché maliziosa (così la definiva). Grazie a Dio, mio marito ed io non ci siamo arresi e, una volta imboccata la strada giusta, abbiamo lottato e sacrificato tanto (su ogni fronte: emotivo, economico, organizzativo) e possiamo dire orgogliosamente di aver raggiunto risultati di tutto rispetto. Ogni qualvolta la nostra “Pierina” compie un passo in avanti nell’autonomia della vita, ci guardiamo negli occhi e questo basta a dirci che abbiamo fatto la cosa giusta e che tutti i sacrifici sostenuti sono valsi la pena. Allora il mio appello è duplice: come insegnante vorrei sospingere tanti colleghi, che sicuramente operano in maniera efficace e non sono sulla falsariga della maestra citata poc’anzi,a interrogarsi con occhio meno giudicante e più disposto a pensare che forse tanti Pierini che abbiamo nelle classi nascondono dentro problemi indipendenti dalla loro volontà. Un alunno con una disabilità importante e soprattutto evidente è palese agli occhi di tutti; i bambini ADHD invece appaiono come “normali”, ma molto maleducati, “strafottenti” e poco volonterosi. La mia voce di mamma invece si rivolge a tutti i genitori di questi bambini, che temono di uscire allo scoperto per paura di essere etichettati. A loro dico: Quali sono le giuste classificazioni? Quelle  di una società ipocrita che preferisce ostentare una facciata perbenista, mascherando un vuoto di contenuti e una  sostanziale incapacità a sostenere l’identità personale contro l’omologazione? Quando alcuni colleghi mi chiedono perché paleso il mio caso, rispondo che il mio vuole essere un aiuto affinché altri bambini non abbiano a subire ciò che la mia ha dovuto sopportare.

È tempo di scuotere le menti e gli animi ed è opportuno battersi, affinché questi ragazzi possano avere quell’attenzione che purtroppo spesso catalizzano per ragioni indipendenti dalla loro volontà.

Barbara Bertinato


ARTICOLO DEL GIORNALE DI VICENZA
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