“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi.”  – Italo Calvino

Siamo lì, nella sala d’attesa, siamo stati inviati qui dall’insegnante: nostro figlio non riesce a seguire la lezione, continua ad alzarsi, non ascolta, fatica a giocare con gli altri e soprattutto ancora non sa leggere e scrivere bene. Certo, a casa fatichiamo un po’ a fargli fare i compiti ma ha sei anni e mezzo, ha ancora voglia di giocare. Effettivamente a casa ascolta poco, non sta fermo un secondo e fa tanti capricci quando gli chiediamo di spegnere la TV per cenare tutti assieme o andare a dormire: ma così fan tutti, crediamo.

Siamo qui, attendiamo che il dottore ci chiami per il colloquio e la visita con Federico. Vediamo diversi volti di genitori, in attesa come noi; qualche bambino muove velocemente le gambe sulla sedia e attende, scambiando qualche sorriso e qualche parola qua e là.

Entriamo; quando usciamo tutto è cambiato. Nostro figlio potrebbe avere un disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Tante parole messe assieme che non capiamo: cosa vuol dire? Nostro figlio è malato?
Ci dicono che dovrà seguire un percorso di psicoeducazione sulla gestione dell’attenzione e che noi dovremo seguire un percorso di parent training. Cosa vuol dire tutto ciò? Quanta fatica costerà quest’impegno? Permessi a lavoro, corse in macchina…

L’avventura (perché mi piace chiamarla in questo modo) inizia più o meno così: paura, ansia, mille pensieri sulla reale possibilità di gestire la quantità degli impegni…ma soprattutto il timore di avere un figlio “diverso”. L’avventura di Federico e dei suoi genitori, quella riportata qui sopra, assomiglia a quella di tante altre famiglie che incontriamo ogni giorno.
In questi anni la mia valigia di persona e di psicologa si è arricchita di una verità davvero importante: camminare assieme, faticare assieme, gioire assieme porta sempre ai risultati migliori. Il cammino che viene proposto ai genitori, in accompagnamento a quello proposto al proprio figlio, è un vero e proprio viaggio alla scoperta di sé, della coppia, del proprio figlio. E’ un modo per rimanere connessi tutti sulla stessa linea, per trovarsi a percorrere un viaggio seduti sullo stesso treno, sugli stessi binari.
L’unicità di ogni percorso che inizia sta proprio nel vedere come, incontro dopo incontro, figlio e genitori scoprono assieme sfumature di sé e dell’altro che non avevano mai notato o considerato. Scoprono assieme somiglianze, i propri limiti e i limiti dell’altro.
Talvolta si può anche inciampare in questo cammino, certo, soprattutto perché può capitare di accorgersi che nelle difficoltà del figlio si possano incontrare proprie difficoltà nascoste, mondi inesplorati e cassetti personali da riordinare, ma la parola-chiave da ricordare in questi momenti è una: “INSIEME”.

Presso il Centro incontro bambini che hanno molteplici difficoltà nel saper mettere ordine a tutte le luci, colori, sentimenti, pensieri e gesti che il mondo gli fa incontrare ogni giorno: è importante che il percorso venga fatto assieme proprio perché il genitore, essendo modello ed eroe del proprio figlio, ha il potere di aiutare a fare ordine. Più si è concordi nel riordinare assieme le cose, più il cammino diventa meno faticoso!

Dott.ssa Martina Parise – psicologa