Non esiste al giorno d’oggi un altro elemento che abbia il potere di influenzare il comportamento di un bambino con una forza pari a quella esercitata dalla tecnologia.

Gli studi mostrano che un bambino in media trascorre più tempo davanti alla televisione piuttosto che in altre attività, come ad esempio svolgere i compiti per la scuola oppure impegnarsi in giochi con fratellini o amichetti, per non parlare di attività ormai considerate superate come puzzle o album da disegnare. È intuitivo, quindi, che i bambini apprendono le informazioni sul mondo e sui valori più da ciò che vedono sullo schermo che dalla famiglia o dalla scuola, con il rischio di ritrovarsi con convinzioni e credenze che il genitore avrebbe preferito non trasmettere.

L’esempio più lampante è quello relativo alla violenza: spesso i videogiochi o determinate categorie di cartoni animati influenzano direttamente gli atteggiamenti o i comportamenti violenti e aggressivi nel periodo immediatamente successivo la visione del programma o l’utilizzo del gioco e ciò potrebbe essere difficile da contenere.

Non riuscendo a distinguere tra realtà e fantasia, quando guardano la televisione, i piccoli possono considerare reali i personaggi emulando i propri eroi.

Lo stesso può accadere con video e filmati a sfondo sessuale. Per la stessa ragione, quindi, far vedere programmi non violenti ed educativi indurrà il bambino a regolare il suo comportamento su ciò che ha appena visto.

Appare evidente che i genitori devono sorvegliare attentamente i propri figli limitando la quantità di tempo che trascorrono al pc, sul web o davanti alla televisione, ma soprattutto controllando i giochi che preferiscono e i tipi di siti che frequentano.

A questo proposito, sarebbe auspicabile applicare dei filtri o dei blocchi sugli apparecchi. Inoltre per molti genitori è difficile non cedere ai capricci dei bambini e alle loro reazioni aggressive: nulla di più sbagliato.

I BAMBINI E LA TELEVISIONE

L’American Academy of Pediatrics raccomanda per i bambini al di sotto dei due anni di non guardare la televisione, mentre per quelli sopra tale età consiglia la visione per meno di due ore al giorno. Cosa avviene nelle nostre case invece? Purtroppo i bambini stanno con gli occhi incollati allo schermo e se costretti a dedicarsi ad altre attività, molto probabilmente, scoppieranno in lacrime o urleranno. Tutte le capacità cognitive e fisiche sono coinvolte durante la visione della televisione: il corpo è passivo ma in tensione e il sistema cardiovascolare funziona al massimo. Il bambino si trova, quindi, in una situazione caratterizzata da inattività e tensione al tempo stesso e potrebbe avere ripercussioni dal punto di vista psicologico. Per i bambini fino a quattro anni guardare la televisione è una delle esperienze più intense della giornata e i genitori non sanno quanto possa influenzare lo sviluppo del bambino, continuando a usare quindi la TV come una “baby sitter automatica”: il fatto che il proprio figlio sembra calmarsi magicamente davanti a essa è un rinforzo non indifferente per i genitori che magari approfittano del tempo in cui i bambini stanno tranquilli per svolgere le loro attività. Spesso capita che abbiano del lavoro da terminare e, per assicurarsi che il bambino stia buono, accendono la televisione. Inoltre, chiedendoci quante volte i genitori permettono di vedere i cartoni durante l’orario di pranzo, abbiamo realizzato che è una prassi quotidiana: nulla di più sbagliato visto che dovrebbe essere un momento molto importante, ricco di dialogo e confronto che così facendo non si realizza. Questa, a volte, è un’abitudine dei genitori che viene riproposta anche dai e con i figli.

Per quanto riguarda i contenuti bisognerebbe evitare i telegiornali, ricchi di messaggi troppo forti per bambini piccoli che, guardando le immagini, potrebbero restarne turbati. Anche i messaggi pubblicitari hanno un impatto elevatissimo e i genitori devono esserne consapevoli cercando di evitarli o quanto meno controllarli. Un suggerimento è quello di creare una tabella settimanale di quali programmi vedere e appenderla in cucina. Attenzione: i bambini molto piccoli possono vedere esclusivamente i cartoni animati! Per quanto riguarda il tempo da trascorrere davanti alla Tv è obbligatorio che i genitori pongano dei limiti a bambini di ogni età. L’ideale da rispettare è quello di massimo un’ora al giorno durante la settimana e non più di due ore durante i weekend mentre la metà di questo tempo dovrebbe essere “familiare”, cioè prevedere la presenza dei genitori in modo che, alla fine del programma, ci si possa confrontare e discutere di aspetti del documentario o del cartone animato appena visto. In questo modo anche la televisione può diventare un’esperienza di condivisione: il bambino può fare riflessioni o chiedere approfondimenti e il genitore si adopera per rispondere o cercare informazioni. Ad esempio, se guardando un documentario il bambino ha una curiosità, sarebbe bello fare una ricerca insieme. Se il bambino non è ancora in grado di capire il trascorrere del tempo, la regola non sarà basata sui minuti quanto sugli episodi del suo cartone animato preferito: “Ancora un episodio e poi spegniamo la Tv”. I bambini potrebbero lamentarsi del poco tempo passato davanti la TV rispetto ai loro amichetti ed è compito dei genitori spiegare il motivo della scelta; anche in questo caso è bene essere chiari, spiegando ai piccoli il perché di determinate decisioni. Un dialogo esemplificativo potrebbe essere il seguente: “Sappiamo che i tuoi compagni possono guardare la Tv per molte più ore ma noi non siamo d’accordo perché toglieresti il tempo ad altre esperienze. Qui si vede un’ora di TV al giorno, due ore nel fine settimana ed insieme scegliamo cosa vedere. Solo se trasmettono qualcosa di veramente speciale, come per esempio il tuo cartone o documentario preferito, possiamo fare un’eccezione”. È bene ricordare che, nonostante qualsiasi discorso faccia il genitore, niente potrà sminuire o consolidare la sua posizione più delle sue stesse abitudini televisive. Nelle famiglie in cui i genitori trascorrono con entusiasmo il tempo a disposizione con i figli (anche se poco) cucinando, giocando, oppure anche solo chiacchierando, il richiamo della TV sarà inferiore. Inoltre vige spesso l’idea di concedere al bambino la visione della televisione perché particolarmente annoiato; consigliamo, allora, di ricercare altre attività che potrebbero attrarlo da svolgere da solo o sotto la supervisione dell’adulto. Attenzione anche a non concedere l’uso della televisione prima di addormentarsi in quanto potrebbe stimolarlo eccessivamente con il rischio di non riuscire a prendere sonno.

I BAMBINI E L’HI-TECH: SMARTPHONE, TABLET, COMPUTER E VIDEOGIOCHI

Come per la TV, anche per tutti gli altri dispositivi elettronici, le associazioni Internazionali dei pediatri ne scoraggiano in modo categorico l’utilizzo al di sotto dei due anni. Per la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale l’utilizzo degli smartphone si sta trasformando in un vero e proprio abuso anche in età molto precoci e gli effetti dannosi per la salute sono sempre più lampanti. L’Italia sembra essere al primo posto in Europa per numero di cellulari in utilizzo e l’età media dei possessori diminuisce sempre di più. L’uso eccessivo di tablet, smartphone o computer porterebbe a una perdita di concentrazione e di memoria, a una minore capacità di apprendimento e di coordinazione motoria, ad un aumento di tic e comportamenti ripetitivi. L’esposizione alla luce degli apparecchi elettronici ha un effetto sui ritmi circadiani, responsabili del ciclo sonno-veglia riducendo il rilascio della melatonina, il neurotrasmettitore del sonno. Ecco perché si raccomanda di non usare nessun tipo di apparecchio elettronico a letto all’interno del rituale della buonanotte come sostituto del tradizionale libro. L’utilizzo degli strumenti elettronici durante la notte, infatti, è risultato essere significativamente correlato non solo a un’alterazione del sonno, ma anche a fenomeni di sovrappeso e scarsa attività fisica da parte dei bambini di 3-5 anni. Se è vero che dopo i due anni è possibile introdurre la tecnologia al bambino, è anche vero che è obbligatorio l’utilizzo dei dispositivi in presenza dei genitori che devono tenere in mano l’oggetto: concedere al bambino di prendere lo smartphone o il videogioco e giocarci da solo, magari scappando in un posto in cui può stare da solo non è consigliabile. Oltre che per una questione di sicurezza, con la presenza del genitore l’attività assume dei connotati di scambio relazionale piuttosto che essere una mera attività solitaria. La domanda su cui però invitiamo a riflettere è: “Se hai tempo per giocare con il tablet con il tuo bambino, perché allora non lo spegni e giocate insieme con dei veri giocattoli o gli leggi una bella favola?”. Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria ha fatto emergere che i ragazzi che trascorrono davanti a internet più di tre ore al giorno hanno abitudini alimentari peggiori, rendimento scolastico inferiore alla media, praticano meno sport e adottano comportamenti più “adultizzati”, oltre a fumare e bere di più.

Ecco di seguito alcune raccomandazioni di ordine generale:

La tecnologia non è una baby sitter: ormai nessun bambino guarda quanto sia invitante la sua pizza poiché è preso dal gioco sullo smartphone del genitore il quale, pur di non farlo smettere, è disposto anche a imboccarlo. Lo stesso succede in attività di gruppo: molti bambini, invece di interagire tra loro, stanno insieme ma ognuno con il proprio dispositivo in mano. Compito dei genitori è vietare in queste situazioni sociali l’uso di smartphone o tablet incentivando momenti di interazione e gioco con gli altri bambini (macchinine, bambole, robot, figurine ecc.) Se il genitore non è disposto a rinunciare a parte della sua serata è più opportuno lasciare i bambini a casa con una baby sitter: sono preferibili ore di sonno a momenti di isolamento davanti un tablet.

RISCHIO DI DIPENDENZA

Da non sottovalutare poi è il rischio di dipendenza da internet; in termini tecnici si chiama “Internet Addiction Disorder”. Alcune caratteristiche della rete possono, infatti, favorire l’insorgere di atteggiamenti di dipendenza, come la possibilità di collegarsi 24 ore su 24, l’anonimato, la presenza di un numero elevato di social network gratuiti e diversificati che superano i confini geografici, la possibilità di fuggire da difficoltà emotive o situazioni problematiche e di disagio personale. Sembra, infatti, che i bambini che già da piccoli utilizzano molto i dispositivi elettronici, tra gli 11 e i 16 anni, saranno più portati a trascurare gli amici, la scuola o a perdere ore di sonno. Il modo migliore per comprendere se un bambino sta sviluppando una dipendenza è notare cosa fa quando si cerca di farlo smettere: strepita, piange e diventa aggressivo? Se la risposta è si, probabilmente è perché i suoi circuiti neurali mandano dei segnali tali per cui smettere è troppo difficile per lui: ha un bisogno compulsivo di rimanere collegato. Le ricerche condotte hanno individuato cinque tipi di dipendenze da internet:

  1. L’information overload: ricerca ossessiva di informazioni,
  2. Il net-compulsion: gioco d’azzardo, shopping online,
  3. Il cyber-sexual addiction: sesso virtuale e pornografia,
  4. Il computer addiction: coinvolgimento eccessivo in giochi virtuali o di ruolo,
  5. Il cyber-relational addiction: tendenza a instaurare relazioni amicali o amorose sul web.

Le conseguenze principali dell’uso eccessivo e costante dei dispositivi elettronici sono la persistente privazione di sonno, che può nuocere al sistema immunitario aumentando la vulnerabilità a diverse malattie, la mancanza di esercizio fisico che può portare a un atteggiamento posturale scorretto e causare, quindi, mal di schiena e affaticamento agli occhi. A ciò si aggiunga il deterioramento dei rapporti familiari dovuto alla diminuzione del tempo trascorso insieme e alla nascita di conflitti per quello speso su internet. Non possiamo non menzionare, inoltre, la relazione esistente tra l’uso eccessivo della tecnologia e particolari strutture di personalità o cognitive: è intuitivo, infatti, che nei primi anni di vita il cervello è molto sensibile a sollecitazioni di ogni tipo visto che si trova nella fase di massimo sviluppo; pertanto, se viene stimolato in modi non opportuni, ci possono essere ripercussioni importanti nel futuro. La raccomandazione finale, quindi, non è il divieto assoluto, ma il controllo sulla quantità di tempo che si trascorre con dispositivi tecnologici. Alcuni studi, infatti, dimostrano che giocare ad alcune tipologie di videogiochi anche per brevi periodi (meno di un’ora al giorno) ha degli effetti benefici sullo sviluppo di una serie di capacità cognitive importanti come la navigazione spaziale, il ragionamento, la memoria, la percezione e il problem-solving. Non dobbiamo ignorare che giochi semplici e poco impegnativi possono migliorare l’umore, favorire il rilassamento e avere effetti positivi sull’ansia. Inoltre, giocare potrebbe essere utile per aumentare la resilienza personale: imparando a gestire la frustrazione dei continui fallimenti in cui in qualsiasi video-gioco si va incontro, i ragazzi possono apprendere strategie di reazione che useranno poi nella vita quotidiana.

In linea definitiva vogliamo sottolineare che la vita moderna necessita di adeguamento a essa e non possiamo non tener conto di vivere in un’era tecnologica. Il messaggio finale che vogliamo trasmettere, quindi, è che privare del tutto i bambini della tecnologia sarebbe impensabile e non auspicabile in quanto potrebbe avere conseguenze di esclusione sociale. La raccomandazione riguarda piuttosto i tipi di giochi o video che devono essere adeguati alle varie età ma soprattutto il tempo di uso concesso. Trovare la giusta via di mezzo, seguendo le linee guida di riferimento, è l’atteggiamento più opportuno in quanto, come abbiamo potuto notare, ci sono anche delle abilità che vengono stimolate e affinate anche grazie all’utilizzo di questi dispositivi.

COSA SUCCEDE A SCUOLA?

I bambini abituati a trascorrere molto tempo giocando al tablet o ai videogiochi possono avere problemi di attenzione a scuola con successive ripercussioni sul rendimento scolastico globale. Infatti potrebbero annoiarsi in classe o non mantenere la giusta attenzione, dove le attività sono ritenute ripetitive e non stimolanti: il bambino mentre l’insegnante spiega, può pensare a quanto sarebbe bello poter giocare al proprio gioco preferito e si distrae notevolmente dalla lezione. Per quei bambini che trascorrono molto tempo con gli apparecchi tecnologici e che si stanno avvicinando a un comportamento di dipendenza può risultare molto pesante stare tante ore a scuola senza potervi accedere: di frequente, infatti, chiedono rassicurazioni ai genitori ancor prima di entrare in classe: “quando torno potrò giocare?” oppure chiedono di poter portare in aula il proprio gioco e, purtroppo, a volte vengono accontentati. Gli insegnanti si trovano a dover gestire l’irrequietezza o l’aggressività del bambino che sta manifestando chiaramente le conseguenze delle abitudini che i genitori gli hanno permesso di acquisire. In tal caso sarebbe indicato parlarne con i genitori così che possano rendersene conto.

A OGNUNO IL SUO POSTO

Dove collocare gli strumenti tecnologici in casa è una questione di grande importanza. La prima regola è che nessun apparecchio deve stare nella camera da letto ma nelle aree comuni della casa, come cucina o salotto, in modo che il bambino si abitui a usarlo in spazi condivisi dove è supervisionato e controllato. E’ sconsigliato anche l’uso dei dispositivi in macchina o durante il viaggio in bus: anche questi sono momenti di condivisione che vale la pena sfruttare ogni giorno. Come precedentemente detto, anche in questo caso sono soprattutto i genitori che dovrebbero fungere da esempio quindi no al telefono alla guida, no ai videogiochi durante un viaggio: al massimo per evitare che i bambini si annoino si potrebbero raccontare delle favole, fare dei giochi come quello delle parole associate oppure si potrebbero acquistare dei cd con delle fiabe raccontate o della musica.

E TU?