Eccoci qui!

Cari amici … a distanza di qualche giorno dall’importante evento che ha visto coinvolti luminari nel campo della neuropsichiatria infantile, primo fra tutti il Prof. Russell A. Barkley, siamo innanzitutto a ringraziare i moltissimi partecipanti: anche questa volta l’affluenza numerosa ha superato ogni aspettativa ed è per noi motivo di grande soddisfazione ed orgoglio realizzare che il nostro tanto impegno per favorire l’informazione e sostegno ai bambini iperattivi e disattenti ADHD è stato così largamente apprezzato.

Nei giorni immediatamente successivi, abbiamo raccolto le vostre tante email e messaggi FB di complimenti e congratulazioni, parole così tanto belle e sentite che è un peccato restino solo sulla carta, alcune le vogliamo condividere, soprattutto per dare risalto a coloro che le hanno scritte.

Certamente, qualcuno sarà rimasto meno soddisfatto ed entusiasta e pensiamo che sia naturale e comprensibile non poter accontentare tutti quanti quando i numeri sono così elevati, ma abbiamo raccolto anche questi consigli e suggerimenti e ne faremo sicuramente tesoro per la prossima occasione, sperando così di poter arrivare sempre più vicino alle esigenze di tutti, ma soprattutto al fine di poter aiutare al meglio i bambini e le loro famiglie.

… i vostri bei commenti per cui vi ringraziamo tantissimo …

 

… e alcune foto per ricordare i bei momenti che hanno caratterizzato questo importante incontro.

 

L’apertura lavori a cura della Presidente Lauretta Furlan, anima e motore dell’Associazione ASSP Onlus e del Centro Archimede, è stato incentrato sull’importanza di una diagnosi precoce, per consentire agli specialisti di predisporre e intraprendere con il bambino, la famiglia e la scuola, un piano d’intervento che contenga un trattamento appropriato in grado di ridurre i sintomi principali (disattenzione, iperattività, impulsività) e il conseguente disagio.

A dare un sostegno accorato alle parole della Sig.ra Furlan, si sono uniti anche diversi rappresentanti delle istituzioni, a voler significare quanto il problema sia sentito, ma anche quanto sia forte la voce che vogliamo far arrivare a tutti coloro che possono “aiutarci ad aiutare” questi bambini e le loro famiglie.

Ringraziamo quindi di cuore il D.G. Azienda Ospedaliera di Padova Dott. Luciano Flor, il Senatore Antonio De Poli, il Direttore Amministrativo Ulss8 Berica Dott. Tiziano Zenere, la Consigliera Silvia Giralucci del Comune di Padova, la Dott.ssa Antonella Brunello IOV Padova.

Ma dobbiamo esprimere gratitudine anche a Lorenzo e Nicola, che hanno voluto a modo loro raccontare le proprie esperienze nel percorso terapeutico intrapreso: nonostante la fatica, i risultati non sono mancati e la strada è ora spianata.

A seguire, e man mano che saranno disponibili, gli atti del convegno, i video e le slide di tutti gli interventi …

Ricercatore Universitario e Direttore del Master in Psicopatologie dello Sviluppo, DPSS, Università di Padova

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“Le abilità di relazione sociale in bambini con Disturbo di Attenzione e Iperattività”

Le difficoltà dei bambini con Disturbo di Attenzione e Iperattività (ADHD) sono ben note in letteratura (Hodgens et al., 2000; Hoza et al., 2005; Mrug, et al. 2007; Rich, et al. 2009).

La presente ricerca si è proposta di analizzare le abilità di relazione con gli altri, le problematiche emotive e la teoria della mente in bambini con ADHD. In un primo studio, è stato proposto un questionario sociometrico (Elledge, et al. 2016) a bambini con sviluppo tipico di classe seconda, quarta e quinta della scuola primaria, confrontati con un gruppo di bambini con sintomi di ADHD. In un secondo studio, sono stati confrontati bambini con diagnosi clinica di ADHD con un gruppo di bambini a sviluppo tipico, in prove di teoria della mente e in alcuni questionari compilati dai genitori, volti ad indagare la presenza di difficoltà emotive o nella comprensione della pragmatica del linguaggio.

Irene C. Mammarella(1), Agnese Capodieci(2), e Ramona Cardillo(1) 1 Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università di Padova – 2 Dipartimento di Psicologia Generale, Università di Padova

 

Psicologo, Psicoterapeuta – IRCCS FONDAZIONE STELLA MARIS, Docente Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva

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“Prevenire e curare le difficoltà di comportamento in età evolutiva”

Il Coping Power Scuola è un intervento di prevenzione universale rivolto agli studenti della scuola primaria progettato per diminuire le manifestazioni del comportamento aggressivo, il non rispetto delle regole e le difficoltà di autocontrollo nel contesto scolastico. Il Coping Power Scuola ha anche una sua versione per la scuola dell’infanzia.
Tale programma nasce come adattamento al contesto della classe dell’intervento originale Coping Power Program creato per bambini con disordini della condotta (Muratori et al., 2017).
La base teorica del Coping Power Program e del Coping Power Scuola è il Contextual Social-Cognitive Model, un modello ecologico dell’aggressività in età evolutiva che ipotizza che i
comportamenti antisociali siano l’esito dell’interazione di fattori ambientali, familiari e personali. L’attuale versione del Coping Power Scuola può essere interamente svolta dall’insegnate di scuola primaria all’interno della propria classe, integrandola autonomamente nella programmazione didattica. L’obiettivo del programma è fornire una metodologia che gli insegnanti possano applicare per sviluppare e potenziare alcune abilità emotive e socio-relazionali mentre svolgono il regolare programma didattico. La presentazione illustrerà alcune attività previste nel modello di intervento per poi presentare i dati di efficacia del modello Coping Power Scuola in classi di scuola primaria e la sua abilità di generalizzare gli effetti al contesto familiare. Infine l’intervento si concentrerà sul modello Coping Power Scuola adattato per la scuola dell’infanzia (Muratori et al., 2016, 2017).

Bibliografia:
– Muratori, P., Bertacchi, I., Giuli, C., Nocentini, A., & Lochman, J. E. (2017). Implementing coping power adapted as a universal prevention program in Italian primary schools: a randomized control trial. Prevention science, 18(7), 754-761.
– Muratori, P., Milone, A., Manfredi, A., Polidori, L., Ruglioni, L., Lambruschi, F., … & Lochman, J.E. (2017). Evaluation of improvement in externalizing behaviors and callous-unemotional traits in children with disruptive behavior disorder: a 1-year follow up clinic-based study. Administration and Policy in Mental Health and Mental Health Services Research, 44(4), 452-462.
– Muratori, P., Giuli, C., Bertacchi, I., Orsolini, L., Ruglioni, L., & Lochman, J. E. (2016). Coping power for preschool-aged children: a pilot randomized control trial study. Early intervention in psychiatry.

 

Neuropsichiatra Infantile – Responsabile UOC Neuropsichiatria Infantile, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

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“Trattamenti sperimentali: nuove prospettive”

Recentemente sono emerse evidenze scientifiche incoraggianti sull’applicazione di alcuni trattamenti sperimentali in bambini e adulti con ADHD. Sebbene le prove di efficacia non siano definitive, molti studi hanno sottolineato gli effetti benefici di alcune diete e dell’utilizzo di integratori alimentari in aggiunta alla dieta classica, quali acidi grassi e antiossidanti, per il miglioramento della sintomatologia ADHD. Altre evidenze di trattamenti alternativi ed innovativi giungono dall’applicazione di tecniche di neurofisiologia, in particolare il Neurofeedback e la Stimolazione transcranica non invasiva, che sembrano essere promettenti per il miglioramento delle difficoltà di attenzione e di autoregolazione. Un approccio innovativo della terapia psicologica cognitivo-comportamentale, ossia la terapia comportamentale basata sulla Mindfulness, ha mostrato inoltre evidenze di miglioramento in pazienti con ADHD. Saranno presentati a tal proposito i dati di efficacia preliminari di una sperimentazione condotta presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma con la tecnica della Mindfullness. Sono necessari ancora numerosi studi per stabilire l’efficacia dei trattamenti alternativi per l’ADHD, ma la ricerca può aiutarci ad aprire nuove prospettive di miglioramento.

 

Professore di Psichiatria – Virginia Treatment Center for Children and Virginia Commonwealth University Medical Center, Richmond, VA

(I Parte)  Scarica le Slide

“Esiti nel corso della vita e implicazioni di trattamento dell’ADHD”

L’ADHD nei bambini e negli adulti è tra i disturbi, con consulenza ambulatoriale, più invalidanti presenti nella pratica clinica. L’ADHD è considerato come un disordine dell’autoregolazione e del funzionamento esecutivo che provoca un impatto negativo sul funzionamento della famiglia, sulla cura di sé e sull’indipendenza, sull’istruzione, sulle relazioni tra pari, sull’attività sessuale, sulla guida, sulla gestione del denaro, sull’adattamento al contesto di lavoro, sulla presenza di comportamenti antisociali, sull’abuso di sostanze, all’interno del matrimonio e sull’educazione dei figli. Questa presentazione è tratta dai libri del Dr. Barkley sugli esiti del ciclo di vita di bambini e adulti affetti da ADHD e sui numerosi settori delle principali attività della vita che ne sono colpiti (ADHD in Adults: What the Science Says, aggiornato con le ricerche più recenti nella 4a edizione del suo manuale, ADHD: un manuale per la diagnosi e il trattamento) e dalla sua revisione settimanale di tutte le ricerche pubblicate sull’ ADHD. Saranno discusse le implicazioni di trattamento per questi diversi rischi nel corso della vita. Come obiettivi di apprendimento, il Dr. Barkley presenterà:
1. i risultati degli studi di follow-up longitudinale di bambini con ADHD controllati in età adulta per quanto riguarda i vari settori principali delle attività di vita in relazione al loro deficit.
2. le problematiche presenti nelle condizioni di comorbidità psichiatrica, con le implicazioni sul versante educativo, sulla gestione finanziaria, sulle relazioni sociali, sulle attività sessuali rischiose e il comportamento sulla salute.

(II Parte) Scarica le slide 

“L’altro disturbo dell’attenzione: Tempo Cognitivo Lento (o ADD) versus ADHD”

Fin dal 1798, la letteratura medica sui disturbi dell’attenzione ne ha distinto almeno due tipi: un disturbo caratterizzato da distraibilità, mancanza di attenzione sostenuta, scarsa inibizione e uno con bassa attivazione, eccitazione o concentrazione.
Questo secondo disturbo è stato largamente ignorato per quasi due secoli fino alla metà degli anni ‘80 quando studi su bambini con ADD senza iperattività hanno suggerito che un importante sottoinsieme avesse un modello relativamente distinto di sintomi non correlati all’ADHD. Questi sintomi includevano, tra gli altri, il sognare a occhi aperti, la confusione mentale, lo sguardo fisso, il processo di informazioni lento, l’ipoattività, il movimento lento e la letargia. Il nuovo modello è stato chiamato tempo cognitivo lento (TCL). La controversia sulla natura della TCL e se è un sottotipo di ADHD o un disturbo distinto da esso è continuata negli ultimi 25 anni. In questa presentazione, il Dr. Barkley esamina la storia del TCL e ciò che si conosce dalle ricerche. Descrive anche i risultati delle sue recenti ricerche sul TCL nei bambini e l’unico studio sul TCL negli adulti che ha recentemente pubblicato; tutto questo suggerisce che il TCL è un disturbo distinto dall’ ADHD, ma che può sovrapporsi con esso in quasi la metà dei casi. Il dottor Barkley presenta le differenze tra TCL nei sintomi, nel funzionamento esecutivo, nella comorbidità con altri disturbi e nella disfunzione psicosociale e quanto poco si sa sulla risposta differenziale di trattamento.
Presenta, inoltre, diverse possibilità per spiegare la natura sottostante del TCL.
Obiettivi:
Fornire una breve panoramica della storia medica dell’ADHD e dei suoi sottotipi
Discutere problemi con il sottotipo corrente
Rivedere la scoperta dei sintomi del TCL nell’ADD senza iperattività
Riesaminare i risultati della ricerca sui bambini e sugli adulti con sintomatologia prevalentemente TCL vs ADHD
Parlare della ricerca sul trattamento e le implicazioni per la gestione del TCL

 

Psicologo, Psicoterapeuta – NPI Ulss4 Veneto Orientale, San Donà di Piave – VE

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“L’approccio neuropsicologico allo studio dell’ADHD: il modello delle Funzioni Esecutive e implicazioni per il trattamento”

Willcutt e collaboratori (2005) hanno condotto una metanalisi su 83 studi, la quale evidenzia un ruolo importante di alcune Funzioni Esecutive (FE) in bambini e adolescenti con ADHD, tra cui l’inibizione della risposta, il funzionamento della memoria di lavoro e la pianificazione. Tuttavia, la mancanza di universalità di una o più compromissioni specifiche non consente di ritenere che questi deficit siano una condizione necessaria e sufficiente per spiegare l’ADHD. Le FE andrebbero dunque considerate come una componente cognitiva importante, ma non l’unica. Infatti, non sempre le prove utilizzate per valutare le FE in un campione clinico rilevano un deficit se si confrontano i dati con il campione normativo: Pennington e Ozonoff (1996) trovano una prestazione deficitaria nel 67% dei test esecutivi utilizzati, percentuale che scende, secondo Nigg, Willcutt e collaboratori (2005) al 15%.
Pennington e Ozonoff (1996) propongono che le FE siano un sistema composto da cinque processi cognitivi in grado di spiegare l’abilità di mantenere un insieme di piani di azione in grado di raggiungere uno scopo. Questi processi sono indicati nell’inibizione, nella Memoria di Lavoro, nella pianificazione, nella flessibilità cognitiva e nella fluenza verbale.
Geurts e collaboratori (2004) hanno cercato di indagare il tipo di deficit nei differenti domini delle FE presente in bambini con ADHD rispetto al campione di controllo.
La ricerca tiene in considerazione il punto di vista di Barkley, secondo il quale i bambini con ADHD presenterebbero problemi in tutti i domini delle FE a causa del loro deficit nel controllo inibitorio, il quale, a cascata, determinerebbe delle secondarie menomazioni negli altri processi cognitivi. I risultati dello studio indicherebbero che il gruppo ADHD manifesterebbe difficoltà solo in due ambiti: nell’inibizione di una risposta prepotente e nella fluenza verbale; non verrebbe quindi confermata l’ipotesi del condizionamento a cascata delle problematiche di inibizione verso tutti gli altri domini delle FE.
Non solo, il confronto delle prestazioni di soggetti ADHD con altri Disturbi del neurosviluppo (es. Autismo, disturbo di Apprendimento) non ha finora consentito di individuare, se non in modo parziale, la specificità del deficit delle FE all’interno di differenti quadri clinici: es. deficit di Pianificazione e Flessibità nell’autismo, deficit di Inibizione nell’ADHD, deficit nella Memoria di Lavoro nel Disturbo di Apprendimento, ecc..
Lo sforzo dell’approccio neuropsicologico nel definire il funzionamento del paziente ADHD, oltre alla comprensione delle problematiche adattive, dovrebbe orientare la scelta dell’intervento. Ma quali FE indagare: l’intervento prenderà in esame il tentativo di Diamond (2013) di identificare in tre distinti nuclei le problematiche da studiare in pazienti ADHD: l’autoregolazione, la Memoria di Lavoro, la Flessibilità Cognitiva.
Infine, si presenteranno le implicazioni del modello nella stesura del progetto di intervento psicoeducativo.

 

Neuropsichiatra Infantile – Direttore UOC di Neuropsichiatria Infantile Ulss4 Veneto Orientale, San Donà di Piave – VE 

“ADHD verso Disturbi Dirompenti del Comportamento: co-occorrenza o vera comorbidità?”

L’alta comorbilità rappresenta un dato comune a gran parte della psicopatologia infantile, facendo sorgere alcuni dubbi circa l’autonomia categoriale dei diversi disturbi psicopatologici nell’infanzia. Quando un bambino è affetto da ADHD, poi un disturbo d’ansia, poi un disturbo oppositivo provocatorio, ed infine un disturbo depressivo, siamo autorizzati a pensare che abbia 4 malattie diverse? O piuttosto questa definizione così fluida non è che il riflesso dell’indefinitezza psicopatologica e più alla radice dell’immaturità neurobiologica, che tende a ridursi con la crescita,
quando i disturbi generalmente non scompaiono ma acquistano una veste più definita? Tale aspetto, del tutto generale, attende ancora risposte certe, ed è probabilmente alla base dell’ancora annoso problema della continuità o discontinuità della psicopatologia, sia in senso trasversale (i confini tra i diversi disturbi) che in senso longitudinale (la storia naturale dei diversi disturbi nelle diverse fasi della vita). Se questo è un concetto del tutto generale, è comunque vero che nel caso del ADHD il problema del confine tra sindrome e i diversi disturbi associati implica specifici problemi clinici e metodologici. Questi aspetti sono, almeno in parte, il riflesso dell’incertezza dei confini dell’ADHD, relativi cioè a cosa è da considerarsi parte integrativa dell’ADHD e cosa no. Se infatti i caratteri nucleari dell’ADHD sono sufficientemente definiti (disattenzione, iperattività, impulsività), altri aspetti (es. disturbo del comportamento, difficoltà di relazione con gli altri, disregolazione del tono dell’umore, labilità del controllo emotivo) lo sono molto meno. Fino a che punto questi ultimi fanno parte del quadro clinico e da quale punto in poi sono condizioni associate in comorbilità o addirittura condizioni che simulano ADHD. Infatti gli stessi sintomi, ad un diverso grado di intensità, possono essere parte integrante del quadro clinico dell’ADHD (comorbilità ipsotipica), oppure possono comporre quadri clinici che simulano l’ADHD oppure possono associarsi in comorbilità all’ADHD.